L'Alchimia delle Parole

Il Giardino Segreto, altro racconto!

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Misuzu
view post Posted on 1/6/2007, 10:36 by: Misuzu




ok eccomi di nuovo qui a postare il capitolo 2:

Osservò la cartina che si era portata dietro, la sua destinazione finale era nelle Highlands, suo nonno era un conte e discendeva da un’antica famiglia di nobili, tanto antica e potente, che era riuscito ad ottenere i diritti di proprietà sul castello Dunnottar.
Il castello in passato era anche un museo, ma adesso era adibito esclusivamente a residenza privata di suo nonno. Questo fatto gli aveva procurato la viva antipatia di gran parte degli abitanti del nord-est della Scozia; sembrava che non fosse l’unica a non avere simpatia per suo nonno.
Pian piano, finì per addormentarsi e quando si risvegliò il panorama che poteva vedere dal finestrino era molto cambiato: la luce del sole illuminava il fiordo blu turchese, sopra al quale passava il treno in quel momento. Scese alla stazione di Aberdeen e aspettò: qualcuno doveva venire a prenderla. Il freddo pungente la avvolse, aprì la valigia e ne estrasse un maglione azzurro, dopo averlo indossato si sentì molto meglio, fece uscire Luny dalla cestina e questa le si arrampicò su una spalla, com’era solita fare.

Si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto aspettare, si sedette su una panchina e attese. Dopo circa un’ora, una signora dall’aria arcigna la avvicinò e le chiese:
“Sei tu Luna Fabbro?” , ovviamente in inglese “ Si, sono io.” Rispose Luna
“Bene, vieni con me. Il tuo bagaglio è solo quello?” Chiese indicando la valigia che aveva affianco, “ No, ne ho altre tre qua sotto.” Disse chinandosi a recuperarle sotto la panchina. “ Bene, seguimi.” Disse freddamente, Luna si caricò delle quattro valigie e arrancò dietro alla donna, raggiunsero un’auto nera dai vetri oscurati, caricati i bagagli si sedette sul sedile posteriore.

Le cose cominciavano male, pensò mestamente, del resto non si aspettava nulla di meglio, il nonno era sempre stato contrario al matrimonio dei suoi genitori e non era mai venuto a trovarli. Però, se questo era il modo in cui intendeva trattarla, poteva farla rimanere a casa di Laura! Durante il viaggio tentò più volte di intraprendere una conversazione con la donna, ma riuscì solo a farsi dire il suo nome: “Cornelia” . Non poteva esserci un inizio peggiore di questo, pensò tra sé e sé in più si sentiva spaventata da quel posto che non aveva mai visto. Quando giunsero a Stonehaven, una pioggerellina fitta aveva cominciato a cadere e nel momento in cui, infine si fermarono davanti al castello di Dunottar, ormai pioveva forte, era sera e Luna aveva fame, anche Luny miagolava affamata dalla sua cesta. Appena furono entrate, la signora Cornelia diede le sue valigie a una cameriera e le disse di portarle nella camera che era stata preparata. Luna, nel frattempo fece uscire Luny dalla sua cestina, la gattina le salì rapidamente su una spalla e miagolò osservando il nuovo ambiente.

“Avrete fame immagino, la sala da pranzo è da questa parte. Seguitemi.” Le disse Cornelia e Luna la seguì nella grande sala da pranzo arredata in stile vittoriano, “Prego.” Disse indicando la tavola dove spiccava un unico piatto contenente una specie di zuppa, Luna lo assaggiò, era gelata ma lei aveva fame, ne mangiò quello che poté e il resto lo diede a Luny. Poi aspettò il secondo ma Cornelia le fece cenno di alzarsi e l’accompagnò su per una rampa di scale, lungo un corridoio fino a raggiungere l’ultima stanza in fondo. L’aprì e le disse: “ Questa è la tua stanza, i bagagli sono già qui. Buona notte.” E poi se ne andò. Luna osservò la stanza, era bella: di una tonalità tendente all’azzurrino, il letto era uno di quelli vecchio stile, però era morbido, pensò mentre ci si sedeva sopra. Aprì la valigia, tirò fuori la piccola cassettina di Luny e vi mise quella poca sabbietta che era riuscita a portarsi dietro, quella camera le dava un senso di freddo, pensò rabbrividendo, benché fosse più bella della camera che aveva a casa. Sistemò la sua roba negli armadi, poi si cambiò e si infilò nel letto, aveva fame, freddo e si sentiva sola. Appoggiò su uno dei due comodini una grande foto: i suoi genitori, suo fratello e lei con Luny in braccio, era stata scattata il giorno del suo compleanno. Sull’altro, invece poggiò una foto che la ritraeva con Laura e Marco. Cominciò a piangere, si era trattenuta finora e adesso non ce la faceva più, continuò a singhiozzare fino ad addormentarsi esausta. Quando quella sera, la signora Cornelia fu fatta chiamare dal Conte, immaginava facilmente di cosa le volesse parlare: “ Allora, come le è sembrata?” domandò bruscamente l’uomo anziano, la signora Cornelia sospirò, il vecchio era estremamente prevenuto nei confronti della nipote: “ Mi è sembrata una ragazzina spaventata, triste e molto sola. Mi ha fatto pena, l’ ho trattata con freddezza, proprio come voleva lei. Anche se mi è sembrata una cosa profondamente ingiusta.” Rispose la donna.
“Non importa, se l’avessimo accolta calorosamente si sarebbe aspettata chissà cosa!” bofonchiò il vecchio concludendo il discorso. La mattina seguente Luna era ancora intontita per gli avvenimenti del giorno prima e, per un attimo non riconobbe la stanza dove si trovava poi Luny miagolò e lei si ricordò tutto.

Lentamente si vestì, poi si rivolse alla foto che aveva sistemato sul comodino: “Buongiorno mamma, papà, fratellino!” Con Luny appollaiata sulla spalla scese la scale, diretta alla sala da pranzo della sera prima. Quando arrivò seduto a un lato della grande tavola vide un uomo dai fini capelli bianchi e i freddi occhi azzurri:
“Siediti e scusa se ieri non ho potuto salutarti, ma avevo da fare.” Le disse seccamente suo nonno, Luna si sedette, “ Spero che la camera sia di tuo gradimento. Cosa ci fa qui quel gatto?” domandò osservando Luny con disappunto, “ E’ la mia gattina e si chiama Luny.” Rispose Luna accarezzando la micetta, “ Mi spiace, ma qui non si possono tenere animali. Dovrai darla via.” Annunciò con la massima tranquillità il conte. “ Non se ne parla nemmeno. Non abbandonerò mai la mia gattina.” Rispose Luna senza scomporsi , si aspettava un discorso simile e non era disposta a piegarsi ai voleri di quel vecchio sconosciuto. “ Non ti sto chiedendo un favore, è un ordine!” ingiunse il conte.
“Luny è l’ultimo regalo che mi hanno fatto i miei genitori e il mio fratellino, perciò non l’abbandonerò mai!” disse alzando leggermente la voce, su questo punto non era disposta a cedere. “ D’accordo, visto che è un ricordo della tua famiglia, puoi tenerla: ma dovrai occupartene tu! Se farà dei danni, non ci penserò su due volte, prima di cacciarla via.” Concesse il vecchio, “ va bene” acconsentì Luna. Conclusero la colazione in silenzio, poi suo nonno riprese il discorso: “ Per quanto riguarda la tua istruzione, potrei chiamare qui un’ istitutrice, o preferisci andare a una scuola a Stonehaven? E’ un po’ lontano, dovrei farti accompagnare in macchina, ma lascio la scelta a te.” Luna non aveva bisogno di pensarci nemmeno per un attimo:” Mi piacerebbe andare a scuola! Così potrei conoscere dei ragazzi della mia età!” si affrettò a rispondere Luna. “ Va bene, allora vedrò di procurarti i libri di testo e l’orario. Ci sarà anche una divisa immagino, che taglia porti?” le domandò dopo aver riflettuto un pò. “ La 42” rispose Luna, l’idea di indossare una divisa l’aveva colta impreparata, in Italia non era necessario. “ A Genova, frequentavo un istituto linguistico, non so se qui ci sia un liceo simile…” aggiunse cautamente. “ Un liceo linguistico´Già, visto che sei bilingue, sì ci sono anche qui da noi, ne cercherò uno dove si studi l’italiano. Appena trovo qualcosa te lo comunicherò, nel frattempo puoi riposarti un po’, anche per riprenderti da tutte queste novità, d’accordo?” “ Va bene, ti ringrazio tanto nonno.” rispose Luna sorridendo.


Fine del capitolo 2

ps. piccolo particolare: il castello Dunnottar esiste realmente e si trova davvero in Scozia .... ed é vicino alla città di Aberdeen .... a suo tempo mi ero documentata .....
 
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15 replies since 30/5/2007, 09:38   1677 views
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